domenica 5 aprile 2009

Cronaca di un tragico pomeriggio da stadio

BARI – Le sconfitte del “San Nicola”. Più che quella della compagine biancorossa, a lasciare il segno, nel pomeriggio di grande calcio del capoluogo pugliese, è la grande sconfitta del tanto decantato stadio barese. Quello che doveva essere una giornata di festa e la prova generale a quella (che tutti si augurano) della promozione nella massima serie e dei pomeriggi futuri da serie A, si è trasformata in un incubo. Viabilità impazzita, parcheggi selvaggi, tifosi che incuranti di ogni norma di sicurezza attraversano le carreggiate, assenza quasi totale di agenti di pubblica sicurezza, sono alcuni dei mali più evidenti affrontati da chi ha avuto la fortuna o la sfortuna di recarsi ieri ad assistere la sfida tra Bari e Parma. L’esempio più rappresentativo è stato quello dell’autocisterna dei pompieri, bloccata nel traffico totalmente congestionato del dopo gara, e costretta ad assistere impotente al rogo di alcune auto andate in fiamme in uno dei parcheggi. A rendere ancora più paradossale la scena, il paragone con la perfetta serata vissuta solo tre giorni prima in occasione della gara tra Italia e Irlanda. E’ lecito chiedersi come mai, in tale circostanza, si sia riuscito ad organizzare l’afflusso e il deflusso degli spettatori in maniera egregia, grazie anche ad un perfetto spiegamento delle forze dell’ordine. Misteri del grande calcio.

Chi, armato di grande pazienza e volontà, è poi finalmente riuscito ad arrivare indenne allo stadio e a parcheggiare la propria auto, si è dovuto poi scontrare, come al solito, con la maleducazione di quella fetta di spettatori che non hanno evidentemente mai appreso il significato dei vocaboli: coda ed educazione. Per tornare ad essere una delle capitali calcistiche dell’italico pallone, bisognerà lavorare molto: prima ancora che sui lavori e sugli adeguamenti a strade e a impianti, su noi stessi.

Andrea Morrone

giovedì 2 aprile 2009

I fischi del "San Nicola"

BARI – La grande notte delle occasioni sprecate. Il cielo del “San Nicola” torna a tingersi d’azzurro a due anni di distanza dalla vittoria sulla Scozia del marzo 2007. Di scena, sul prato verde dell’impianto barese, l’Irlanda di Giovanni Trapattoni, emigrato verso il nord per rendere ancora più suggestiva una carriera già straordinaria. Ciò che rimane però, al di là della grande festa e di un bagno di folla e di entusiasmo, è un sapore amaro di fiele: quello innanzitutto dei fischi ingiusti e fuori luogo con cui il pubblico ha accolto un Marcello Lippi “colpevole” di aver lasciato a casa un Antonio Cassano improvvisamente divenuto idolo e simbolo di una città. In un calcio che dimentica in fretta come quello moderno, le notti magiche del mondiale teutonico sono ormai solo un lontano ricordo. Il commissario tecnico campione del mondo in carica (titolo che ovviamente non può e non deve mettere al riparo da critiche) raccoglie il rancore di una maggioranza che non gli perdona di averla privata di una fetta di baresità pura come quella del talento nato nel Borgo antico. Peccato che quei fischi, comunque ignorati da un Lippi che ha sdrammatizzato ed evitato ogni polemica, abbiano offuscato un grande appuntamento come quello di ieri: proprio in quella che doveva essere la grande prova del ritorno del capoluogo adriatico nel grande calcio.

A parziale compensazione dell’ostilità palesata nei confronti dell’allenatore, il pubblico ha accolto con grande calore e incitamento la formazione azzurra, almeno fino alla doccia fredda del pareggio irlandese, giunto proprio nei minuti finali. Una doccia fredda beffarda ma prevedibile, almeno leggendo il copione tattico di un secondo tempo che ha visto la squadra di casa (priva per praticamente l’intera gara di un Pazzini espulso in maniera forse ingiusta), rintanata nella propria metà campo a difendere lo striminzito vantaggio. Il Trap, al contrario, ha lanciato nella mischia giocatori più offensivi, che hanno avuto il merito di crederci fino alla fine, sfiorando nel finale anche una clamorosa vittoria.  E’ finita così, con il pubblico barese a mugugnare e recriminare per la vittoria sfumata e l’onda verde irlandese, scossa dal pareggio di Keane, a festeggiare e a intonare un bellissimo “Que sera, sera”, inno perfetto alla caducità e alla imprevedibilità del grande gioco del calcio.

Andrea Morrone