venerdì 11 gennaio 2008

Fuori i secondi

Tutto ciò che vedi all’inizio sono solo tre righe. Poi, pian piano, ti accorgi che quelle tre righe sono in realtà tre corde, messe lì a girare in torno ad un quadrato, ad avvolgerlo e a delimitarlo, a segnare un confine immaginario, tra lui e il mondo. Sì perché se guardi con più attenzione ti accorgi che lì in un angolo si muove una figura, quasi indistinta, come un insieme di colori mossi da una mano invisibile. Ma se presti ancora più attenzione ti accorgi che a muoversi in realtà è un uomo avvolto da un accappatoio pieno di colori, lì un angolo come se niente fosse, come se non esistesse nient’altro al mondo che quel suo piccolo spazio. Può sembrarti perfino buffo all’inizio, quest’uomo in pantaloncini ed accappatoio a saltellare lì in mezzo al nulla, a fissare un punto indefinito, e a menare fendenti nell’aria contro nemici invisibili. Ma dopo un ti accorgi che non esiste niente di più bello, di quella figura che racchiude in se tutta la solitudine che ci può essere, una solitudine che ti toglie il respiro, che ti lascia rapito a chiederti cosa si nasconde in quella figura e perché non riesci più a distogliere il tuo sguardo. E allora, sempre saltellando, per un attimo si volta verso di te, e vedi i suoi occhi e sai che non potrai mai più dimenticarli. Non hai mai visto due occhi così, capaci di racchiudere tutto il bello ed il brutto della vita, la felicità e la tristezza, la rabbia, le vittorie, i sogni, le sconfitte, le lacrime e i sorrisi. Tutto racchiuso in due piccoli mondi azzurri, segnati dal più faticoso dei compiti: esistere. Ed anche se è stato solo un attimo, in quegli occhi hai visto passare una vita, la vita di un uomo, che poi è un forse anche la tua, con tutto ciò che la compone.
Ti ricordi in quel momento di una frase bellissima, che hai visto su un vecchio cartello appeso in una palestra o letto forse in un racconto sulla boxe e sul suo mondo pieno di fascino: “La boxe la fai se hai fame, non importa di che cosa”. Già, perchè il pugilato è un mondo a parte, un mondo che in tanti hanno provato a raccontare: con i suoi sogni, i sacrifici, le paure, le sofferenze e gli odori che ti rimangono appiccicati. Sì perché quell’odore, quello che senti la prima volta che entri in una palestra di boxe, non lo dimentichi, entra dentro di te e non ti lascia più. Ma la boxe è molto di più di un odore, e di uno sport, è una sfida, contro se stessi e contro il mondo, contro tutto ciò che non ti è stato dato o che ti è stato tolto, contro ciò che la vita non ti ha saputo regalare, contro le tue debolezze, i fallimenti che ti porti appresso e che non puoi dimenticare. Pian piano ti accorgi che giorno dopo giorno, stando lì a saltare e sudare, a correre e imprecare, a sfiancarti contro un sacco, inizi ad aprire una porta rivolta verso te stesso, e a guardare il mondo, il tuo mondo e le mille storie che lo compongono. Perché la magia di questo sport sta proprio lì, nel saper affrontare i colpi che la vita ti tira addosso, sputandoti in faccia le tue miserie e capire che prima o poi ti puoi rialzare e farcela, anche da solo. Ed allora ti senti leggero e invincibile, pronto a sfidare il mondo intero.