mercoledì 10 settembre 2008

Salento Lungomare

Un viaggio attraverso il Salento per raccontare con immagini e versi una terra di miraggi, spazzata dai venti tra mare e mare. Nasce così, dopo il grande successo ottenuto con il libro fotografico “Salento”, la nuova opera di Marcello Moscara, secondo volume di questa collana ideale dedicata alle più suggestive rappresentazioni di questa regione nella regione, percorsa in questo caso tutta lunga la costa, da cui il titolo: Salento lungomare.

E’ il maggio del 2007 quando Moscara, fotografo ed autore di immagini e campagne fotografiche per l’editoria e la pubblicità, decide di intraprendere un lungo viaggio che lo porterà a percorrere oltre 200 chilometri, dalla spiaggia di Casalabate (vicino Lecce) fino al capo di Leuca, per poi risalire dal versante ionico su fino alla Palude del Conte, lì dove incomincia il Golfo di Taranto. Un cammino lungo quindici giorni, armato solo di un taccuino e di una macchina fotografica, fedele compagna di scatti rubati alla bellezza di un luogo epico, che dà la misura di tutte le cose e consente di raccontarle. “Mi sono messo a camminare – racconta il fotografo salentino – rimanendo per tutto il tempo lungomare. I miei passi su una linea di confine, a piedi dall’Adriatico allo Ionio. Tra riverberi e soffi di due mari ho camminato per quindici giorni, fermandomi di tanto in tanto a trascrivere i versi di un poeta”. I versi sono quelli di Pierluigi Mele, che accompagnano alcune immagini e ci raccontano la bellezza di una terra da amare: “come un dono, come un’ossessione”.

“La mia idea – racconta l’autore – nasce dal bisogno di penetrare il più possibile nel territorio e nella natura. Un’esperienza possibile solo camminando a piedi per giorni, passo dopo passo, ragionando con lentezza e riscoprendo la dimensione di quella solitudine necessaria a capire i luoghi”. Un’esperienza faticosa la sua: “Non pensavo fosse così dura. Ho percorso circa una ventina di chilometri al giorno, dormendo tra agriturismi e bed & breakfast. La prima notte sono stato ospite di un contadino nelle campagne di Frassanito, vicino a Torre Sant’Andrea. In questo viaggio ho scoperto luoghi e persone che non conoscevo”.

Il libro di Moscara ci riconsegna la bellezza di una terra magica e incantata, piena di meraviglia e stupore, sospesa tra due mari. Un mare che ci racconta storie e leggende di genti diverse, con sorrisi fatti di sole e lacrime di sale.

lunedì 8 settembre 2008

Viaggio tra i ricordi di un'infanzia perduta

Estate 1975. Nello scenario di una Puglia misteriosa, tra la campagna ed il mare, quattro ragazzi vivono un'esperienza che segnerà per sempre le loro esistenze. Matteo Leoni, un tredicenne timido e riservato con la passione della scrittura, e la cugina Valentina, sua coetanea bella ed intelligente, gli altri amici. L'estate scivola tra escursioni avventurose, corse in bicicletta, presenze inquietanti, bagni notturni, rocambolesche vicende familiari, amori sotterranei, risse e scoperte stupefacenti. Sullo sfondo la traccia misteriosa della foresta, compatta e scura, disegnata a rilievo sulla campagna. Come un cane nero, che corre. Poi arriva settembre, e segnerà la linea di confine, imprevedibile, che dividerà le loro vite.

Quello raccontato da Francesco Carofiglio è un viaggio delicato e struggente, scandito dalla malinconia del passato e dell’infanzia perduta. Dalle pagine dell’autore barese emerge un racconto fatto di ricordi e sensazioni dettagliati, scanditi da quella lentezza esasperante che spesso contraddistingue la vita adolescenziale. Un libro che si alimenta continuamente di atmosfere, sentimenti profondi, slanci emotivi e una tensione crescente che pervade progressivamente il racconto. Con uno stile di scrittura semplice e deciso, Carofiglio porta il lettore ad identificarsi con Matteo e i suoi amici e di vivere, insieme a loro, le emozioni di quella lontana estate. Un’estate che avrebbe cambiato molte cose nella vita del protagonista e in quella degli altri. Romanzo in un certo senso di formazione, l’estate del cane nero è un’opera narrativa che ci fa tornare indietro nel tempo, nel periodo dell'adolescenza in cui si fa tutto per la prima volta e, passo dopo passo, ci si avventura per le strade del mondo.

“Il cane nero – spiega l’autore – rappresenta quella che in psicologia si definisce reificazione, il processo mentale mediante il quale si dà concretezza all'oggetto di un'esperienza astratta, dando forma ad un timore non rivelato come nel caso del protagonista. Il cane nero sintetizza le tante cose che in una stagione della vita di ognuno rappresentano la linea critica, il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, e di tutti quegli eventi che determinano l’evoluzione della loro vita. Mi piace pensare – conclude lo scrittore – che ciascun lettore possa dare, in forma autonoma, una interpretazione diversa della storia che racconto”.