mercoledì 15 ottobre 2008

La luna nel Pozzo

LECCE – La luna nel Pozzo. Ci pensa la luna, piena e ammaliatrice come in ogni favola, ad incorniciare quella calcistica di Marcello Lippi e a sorridere al record dell’allenatore viareggino, entrato di diritto nella storia per aver eguagliato il record di trenta risultati utili consecutivi stabilito da Vittorio Pozzo. La vittoria sul Montenegro sancisce un record impreziosito da quello stemma di campioni del mondo che brilla e inorgoglisce sul petto degli azzurri.

Lecce abbraccia la Nazionale con il consueto calore di ogni città del sud, abituata a bruciare di passione calcistica per ogni grande evento. La sfida con il Montenegro è di quelle che contano, in palio c’è una piccola fetta di qualificazione ai mondiali del 2010. Poco importa se il “Via del Mare” non è completamente gremito: la città si stringe attorno ai propri beniamini con calore ed entusiasmo. In campo ci sono anche alcuni ex illustri, come Marco Amelia e Mirko Vucinic, transitati con alterne fortune nella società giallorossa. Una sfida nella sfida quella tra i due: con l’estremo difensore azzurro che fa di tutto per non far rimpiangere l’infortunato Gigi Buffon. Dall’altra parte il montenegrino ci prova in tutti i modi ad impegnare il portiere del Palermo, segnando anche il gol del momentaneo pareggio.

Bello anche il duello a distanza tra Lippi e Filipovic, due “vecchi” gentiluomini che con competenza, carisma e stile danno lustro ad un mondo sempre più decadente come quello calcistico. I due, perfetti nei lori completi grigi, si scambiano reciproci attestati di stima: “Faccio i complimenti al Montenegro – commenta il ct azzurro – ho visti almeno 4/5 ottimi giocatori e sono sicuro che questa squadra farà grandi cose”. Poco dopo gli fa eco l’allenatore balcanico che in un perfetto italiano commenta: “I complimenti di un grande uomo di calcio come Lippi mi fanno molto piacere. Non siamo riusciti a trovare il pareggio ma ci può stare, del resto abbiamo giocato contro la difesa più forte al mondo”. Finisce così, con una leggera nebbiolina che avvolge il capoluogo salentino, a ricoprire la gioia dei vincenti e l’amarezza degli sconfitti, usciti però con l’onore delle armi di un Montenegro che probabilmente avrebbe meritato il pareggio.

Il Paese delle aquile

LECCE – Le ultime luci del crepuscolo salutano la fine di una giornata più primaverile che autunnale su Lecce. Un elicottero volteggia vigile e minaccioso su Piazza Mazzini, a ricordare che oggi è il giorno di Italia-Montenegro. Su un lato della piazza, cuore pulsante del commercio salentino, si radunano i tifosi montenegrini, pronti per essere scortati con dei pullman fino allo stadio. La situazione è comunque tranquilla. La gente sorride benevola ed incuriosita ai cori e alla tipica agitazione balcanica dei tifosi ospiti.

Elsad ha 25 anni e viene da Podgorica, la capitale della piccola repubblica balcanica, nata appena due anni fa con un referendum che ha sancito l’indipendenza dalla Serbia. Sul suo volto, illuminato ad intermittenza dalla luce azzurra dei lampeggianti dei mezzi schierati dalle forze dell’ordine, si legge tutta l’emozione e la gioia di chi sa di assistere ad un evento storico. Avvolto con orgoglio nella bandiera del suo paese (su cui spicca l’aquila bifronte rivolta ad Occidente e ad Oriente) ci racconta, in un italiano un po’ approssimativo, della sua trasferta: un lungo e faticoso viaggio che con pullman e traghetto lo ha condotto a Lecce attraverso Bar e Bari. Uno scioglilingua che rileva la vicinanza di due nazioni e di due culture separate solo da poche ore di traghetto. “Per noi è una grande gioia essere qui – spiega Edgar – l’Italia è un grande paese. Abbiamo viaggiato tutta la notte ma non importa, ciò che conta è esserci e tifare per la nostra bandiera”. Si è fatto tardi, gli agenti invitano i tifosi a salire sui mezzi per lo stadio, riusciamo però a strappare un pronostico sulla partita: “Vinciamo noi!” – urla Edgar. Poi sorride e a voce bassa ammette: “Speriamo in un pareggio, magari con gol di Vucinic”.

Il sogno di Edgar e dei tifosi montenegrini svanisce con il raddoppio di Aquilani. Loro sembrano non farci caso e continuano ad incitare incessantemente la loro squadra. Anche loro, così come Jovetic e compagni, meritano un bell’applauso.