LECCE – La luna nel Pozzo. Ci pensa la luna, piena e ammaliatrice come in ogni favola, ad incorniciare quella calcistica di Marcello Lippi e a sorridere al record dell’allenatore viareggino, entrato di diritto nella storia per aver eguagliato il record di trenta risultati utili consecutivi stabilito da Vittorio Pozzo. La vittoria sul Montenegro sancisce un record impreziosito da quello stemma di campioni del mondo che brilla e inorgoglisce sul petto degli azzurri.
Lecce abbraccia la Nazionale con il consueto calore di ogni città del sud, abituata a bruciare di passione calcistica per ogni grande evento. La sfida con il Montenegro è di quelle che contano, in palio c’è una piccola fetta di qualificazione ai mondiali del 2010. Poco importa se il “Via del Mare” non è completamente gremito: la città si stringe attorno ai propri beniamini con calore ed entusiasmo. In campo ci sono anche alcuni ex illustri, come Marco Amelia e Mirko Vucinic, transitati con alterne fortune nella società giallorossa. Una sfida nella sfida quella tra i due: con l’estremo difensore azzurro che fa di tutto per non far rimpiangere l’infortunato Gigi Buffon. Dall’altra parte il montenegrino ci prova in tutti i modi ad impegnare il portiere del Palermo, segnando anche il gol del momentaneo pareggio.
Bello anche il duello a distanza tra Lippi e Filipovic, due “vecchi” gentiluomini che con competenza, carisma e stile danno lustro ad un mondo sempre più decadente come quello calcistico. I due, perfetti nei lori completi grigi, si scambiano reciproci attestati di stima: “Faccio i complimenti al Montenegro – commenta il ct azzurro – ho visti almeno 4/5 ottimi giocatori e sono sicuro che questa squadra farà grandi cose”. Poco dopo gli fa eco l’allenatore balcanico che in un perfetto italiano commenta: “I complimenti di un grande uomo di calcio come Lippi mi fanno molto piacere. Non siamo riusciti a trovare il pareggio ma ci può stare, del resto abbiamo giocato contro la difesa più forte al mondo”. Finisce così, con una leggera nebbiolina che avvolge il capoluogo salentino, a ricoprire la gioia dei vincenti e l’amarezza degli sconfitti, usciti però con l’onore delle armi di un Montenegro che probabilmente avrebbe meritato il pareggio.